SWM HISTORY 7
Siamo così giunti al 7° ed ultimo capitolo della storia SWM. Ci eravamo lasciati con la presentazione della 48ª edizione del salone del Ciclo e Motociclo di Milano (1983), e da lì ripartiamo.
Nel grande stand della fiera oltre alle moto già in produzione : i TL Jumbo, gli S1-GS e MC, gli MK RBS / GS / MC, l'XN, i ciclomotori LÀ e le moto da bambino, erano esposte due moto da Gran premio, un 125 e un 250, scaturite dalla iniziale collaborazione con la Bimota che poi ritiratasi aveva però gettato le basi per un nuovo sviluppo di successivi prototipi. Vennero presentati anche una serie di prototipi da enduro che comprendevano: la nuova versione dell'enduro XN con mono ammortizzatore, in doppio allestimento: uno più stradale chiamato XP e l'altro di chiara impronta Dakariana denominato Sahara. A queste moto di 350 e 500 cc a 4 tempi seguivano due 125 enduristici chiamati XPM e XPT, erano due enduro-stradali con mono ammortizzatore e freno a disco anteriore, il primo era più economico e utilizzava un motore Minarelli con raffreddamento ad aria, il secondo era più sofisticato ed utilizzava una motorizzazione TAU con raffreddamento ad acqua. Seguivano poi, il prototipo di un 350 / 500 a 4 tempi da regolarità con mono ammortizzatore, freno a disco e sovrastrutture simili alle più piccole S1 di 125 e 250 cc. Per finire, un prototipo di moto custom a 4 tempi di 350 e 500 cc, con avviamento elettrico, bi ammortizzatore, freni a disco e cerchi in lega, dalla linea moto gradevole e curata che ricevette molte attenzioni da parte del pubblico.
La pur travagliata partecipazione alla 48ª esposizione di Milano, a causa del frenetico allestimento di alcuni prototipi all'ultimo minuto per i noti dissapori che si erano andati a creare nel reparto esperienze, si rivelò proficua e gli interessi ed ordinativi non mancarono. Nota dolente fu purtroppo il depliant pubblicitario distribuito in occasione della fiera, che purtroppo riportava molti modelli non in foto ma con dei disegni ricavati dai bozzetti prototipali, in quanto queste moto vennero terminate proprio la mattina stessa della fiera e quindi esposte all'ultimo minuto.
Purtroppo la situazione economica che in quegli anni aveva costretto alla chiusura molte aziende nazionali e che aveva anche contribuito a creare una forte resistenza sindacale in Italia, colpì anche la SWM che si stava preparando a una ristrutturazione aziendale per superare la momentanea crisi del settore. In SWM si prospettava la riduzione di una parte delle maestranze produttive e di quelle amministrative, che sarebbero anche state trasferite completamente da Palazzolo Milanese a Rivolta d'Adda, per eliminare inutili spese di gestione. Nel frattempo grazie ai finanziamenti pubblici che si stavano concretizzando, si stava terminando il progetto della SWM-SUD che avrebbe rilanciato il mercato grazie alla produzione di nuovi modelli di completa costruzione SWM, motorizzazioni comprese, che si sarebbero indirizzati sempre di più verso una produzione stradale e di maxi moto.
Purtroppo dopo la fiera le maestranze occuparono l'azienda, in quanto non gradivano il licenziamento di una parte dei dipendenti, che erano stati momentaneamente messi in cassa integrazione. Certo questo non aiutò la già difficile crisi economica della SWM che non riuscendo a produrre non riusciva neanche a far fronte ai propri debiti, un'assurdo, perché fuori dai cancelli picchettati dagli operai c'erano anche i concessionari che non potevano entrare per prendere le moto e i ricambi che il mercato continuava a richiedere.
Come sempre accadde nella storia il declino delle situazioni è dovuto a uno strano concatenarsi di avverse vicende e ciò accadde anche per la Swum: nel maggior stato di sviluppo dell'azienda vennero fatti importanti investimenti e di conseguenza indebitamenti per realizzare il nuovo capannone, ma purtroppo ci fu anche una svolta di mercato che richiedeva sempre più di moto stradali, è anche vero che questo in SWM lo si era già intuito e ci si stava quindi indirizzando verso questo settore con la produzione del 124 RZ, dei GTS Racing. Purtroppo due modelli sfortunati, il primo a causa delle scarse prestazioni e della linea non proprio riuscita, il secondo perché forse ancora una volta troppo avanti coi tempi, quindi non capito, anche per qualche difetto all'impianto elettrico, ai consumi e alla poca velocità di punta. Del resto in tutte le produzioni aziendali, e con tanti modelli ci possono essere anche delle pecore nere, i cui costi di investimento devono poi essere sostenuti dalla produzione trainante che all'epoca non mancava certamente in SWM, grazie anche alla neonata e fortunata produzione della serie XN a 4 tempi e ai trial.
Non contribuì certo favorevolmente alla crisi economica della SWM il blocco della produzione, inizialmente creato dai lavoratori, ma successivamente bloccata definitivamente dai fornitori e dalle banche. E' anche vero che certi problemi di liquidità già esistevano prima del 1983, ma è altrettanto vero che si stavano iniziando a risolvere con un piano di rientro che prevedeva il pagamento di alcuni fornitori con lotti di motocicli che giacevano invenduti nei magazzini non creando certo della liquidità, La riduzione delle spese gestionali, accorpando tutte le attività a Rivolta d'Adda, eliminando la gestione interna dei costosi reparti corse, e purtroppo eliminando anche parte del personale visto che l'attuale produzione era momentaneamente diminuita.
Proprio quest'ultima condizione non piacque ai sindacati, i quali sostenevano che la SWM voleva trasferire la propria produzione al sud d'Italia, sfruttando gli incentivi statali ed eliminare i lavoratori al nord. Dopo tre mesi di inoperatività e della mancanza di stipendi arretrati alcuni dipendenti chiesero il fallimento della SWM, perchè morosa nei loro confronti. A questo punto alla amministrazione SWM non restò altra scelta che consegnare i libri contabili in tribunale per scongiurarne il fallimento, che puntualmente non venne concesso in quanto non esistevano i presupposti, ma costringendo l'azienda alla amministrazione controllata.
A questo punto però il danno era fatto, in quanto i concessionari SWM dopo tre mesi di inoperatività erano passati alla concorrenza, mentre i fornitori già intuendo la mal parata non volevano più fornire i materiali e la stessa Rotax vedendosi annullare di botto tutta la produzione SWM si stava legando con altri partner quali l'Aprilia, la Kram-It e Sezzi per mantenere salda la propria struttura. Ne venne come naturale conseguenza la messa in concordato preventivo e in liquidazione della società, e non ancora il fallimento dato che il capitale era sufficiente a sanare i debiti. A questo punto ciò che non era riuscito a distruggere l'uomo lo fece la burocrazia statale grazie all'incompetenza dei propri apparati giuridici. Dopo che molti personaggi nel corso degli anni avevano spremuto a proprio vantaggio ciò che restava del patrimonio SWM nel 1998 la SWM veniva dichiarata fallita e definitivamente chiusa. Non ricevendo nulla alcune banche creditrici si fecero forza di alcune garanzie a suo tempo prestate e così alla fine del 2000, dopo quasi venti anni si chiuse definitivamente la storia SWM.